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L'IMPEGNO PER L'INCLUSIONE

Dall'incontro con don CIOTTI 
le sinergie per un programma condiviso


Una traccia trasversale ha riempito lo spazio dell'incontro con don Ciotti nella serata del 27 Maggio 2014 presso la nostra CASA. E' stato per primo il vescovo e presidente del CDA, mons. Luigi Martella, a porre il problema della necessità di non fermarsi alla terapia di recupero, perchè bisogna spingersi oltre, per raggiungere il reinserimento sociale e lavorativo, per scongiurare tragiche ricadute. Da questo passaggio dipende la vita dei nostri giovani nel momento in cui fanno ritorno nella società e nelle famiglie. Sottolinea ancora il vescovo che la Comunità CASA è impegnata in questo percorso ma l'aiuto deve essere offerto da tutti, nessuno escluso.
Sullo stesso tema si sono soffermati anche gli altri interventi che hanno sottolineato l'urgenza di affrontare il compito della inclusione, ma soprattutto è stato ripreso ed ampiamente trattato da don Ciotti, Nichi Vendola ed i due rappresentanti delle Comunità a noi più vicine.
Di questi ultimi due interventi riportiamo i passaggi più importanti
e riproduciamo la registrazione delle loro comunicazioni. Riteniamo di aver posto le premesse per una stretta collaborazione tra le tre realtà di intervento terapeutico e recupero che operano nel territorio e che dovranno insieme progettare e realizzare un progetto mirato al completo e definitivo ritorno alla società ed alle famiglie.
Filippo De Bellis, Direttore della comunità Lorusso Cipparoli e presidente del coordinamento L'A.P.I.S., ha avviato il suo discorso rivendicando una dignità che non sempre ci viene riconosciuta. Noi siamo una piccola parte della sanità, stiamo facendo un'esperienza nazionale, ma spesso ci sentiamo a disagio. Tutti ci dicono che noi non dovremmo avere problemi perchè siamo in una regione il cui presidente è sensibile a questi temi. Purtroppo la realtà è un'altra: nella Regione non abbiamo con chi confrontarci. Ultimamente è stata istituita una commissione tecnica, di cui non si è intravisto nessun seguito. "Io devo tuttavia fare un pò di autocritica, perchè molto spesso è colpa nostra, per una forma di sfilacciamento e divisione che ci porta ad andare ognuno per la sua strada, disuniti. Noi dovremmo superare quella specie di egoismo, anche per rispetto nei confronti dei fondatori delle nostre Comunità." Maggiore attenzione da parte della Regione è tuttavia necessaria ed auspicabile. Evitando magari certe scelte come la recente legge sulla dipendenza dal gioco d'azzardo che sembra essere più una legge per chi si indebita, che non un rimedio alla ludopatia. Chiediamo maggiore attenzione alle nostre richieste ed il riconoscimento della nostra dignità.
E' seguito il secondo intervento programmato di Giampiero Losapio, presidente della Cooperativa sociale OASI 2 "S. Francesco" di Trani e presidente nazionale della U.E. Coop., che ha esordito dicendo che è diventato complicatissimo tenere in piedi queste esperienze. La nostra gioia, aggiunge, è che ci sono tantissime persone come noi che continuano a lottare, di cui molti hanno trovato le motivazioni nelle radici ecclesiali. E poi emerge "la rabbia, perchè nella nostra esperienza siamo stati accompagnati dalla diocesi, ma successivamente abbiamo ricevuto lo sfratto dalla struttura che ci era stata concessa, come se il tema della tossicodipendenza non dovesse essere inserito in un nuovo progetto di vita che si voleva attuare".
Altro motivo di rabbia, continua, è la ristrettezza delle risorse e che la Chiesa non mette a disposizione i suoi enormi patrimoni per garantire un sostegno adeguato.
Anche nei rapporti con la Regione registriamo che non sempre è possibile superare il "burocratoma". Anche l'inserimento lavorativo è molto problematico se non impossibile: aspettare 140 giorni per avere le somme necessarie per avviare il lavoro è fortemente penalizzante.
L'invito per noi, continua, è di fare la nostra parte per rendere le strutture solide dal punto di vista economico. L'errore compiuto negli scorsi anni è di non aver considerato concluso il progetto terapeutico se non quando si fosse realizzato l'inserimento in un posto di lavoro. Il lavoro è il tema sempre centrale in quello che facciamo.
Avere a disposizione dei patrimoni che oggi giacciono in condizione di rendite non accettabili (strutture pubbliche e della Chiesa) ci sembra uno spreco inammissibile: si dovrebbe utilizzarli in un progetto economico che sia al servizio della missione principale: rendere libere le persone. Proveremo a ragionare in maniera più forte tra le comunità per dare una possibilità di futuro, nonostante il periodo di crisi.


Quest'ultima considerazione è apparsa come l'impegno irrinunciabile da parte di tutti per non sprecare occasioni importanti di recupero e per non lasciare incompiuto un percorso di vita, di vita vera al riparo da rischi e ricadute.

LA CASA

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