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COME NASCE LA CASA

L'ispirazione di Don TONINO

Agli inizi del 1984 il problema droga cominciò ad interessare in maniera significativa anche le nostre città di Molfetta, Ruvo Terlizzi, e Giovinazzo, e diventò emergenza. I ragazzi che erano caduti nella spirale di morte vagavano come sbandati alla ricerca della "roba" e commettevano sempre più spesso furti e scippi per procurarsi i soldi. Molti erano già schedati e, se non finivano in galera, andavano ad incrementare la triste statistica delle morti per overdose. Alcuni, però, consapevoli di ciò che li aspettava, andavano alla ricerca disperata di qualcuno che potesse aiutarli a non precipitare fino in fondo ed a tornare alla vita. Un sacerdote-psicologo, don Nino Prudente, da sempre sensibile al problema, anche per la grande quantità di casi che incontrava nel suo lavoro, aveva trasformato la sua piccola casa, in un vicolo di Terlizzi, in un punto di appoggio e di speranza per tanti sbandati.
 
Ma non era sufficiente: era solo e senza mezzi e le mani tese di chi cercava un rapporto uomo-uomo, anziché tossico-droga, diventavano sempre più numerose. Da poco più di un anno era arrivato in diocesi un nuovo vescovo, Mons.Tonino Bello, già accreditato di grandissime doti umane, sensibilità, simpatia e amore per gli "ultimi". Non fu difficile per Nino trovare in lui un alleato formidabile; occorrevano però anche tante braccia, menti, strutture, denari. Cominciò così la fase preparatoria e pionieristica: iniziò il giro delle parrocchie, delle associazioni, dei gruppi di volontariato, per parlare dei drogati, per sensibilizzare le coscienze, per raccogliere adesioni e contributi. In breve le persone coinvolte a tutti i livelli diventarono tante, un centinaio di volontari, divisi in gruppi di lavoro. Fervevano, nei posti e con i modi più impensati, riunioni, corsi di preparazione per operatori, iniziative di sensibilizzazione. Il carisma di don Tonino coinvolse tra gli altri un benefattore di Ruvo, che mise a disposizione la prima sede della Comunità: una villetta in via di completamento sulla strada Terlizzi-Ruvo. Fu subito imbianchita, arredata e resa funzionale dai tanti volontari che si offrivano per ogni tipo di lavoro, con grande entusiasmo. Nacque così la C.A.S.A. (Comunità di Accoglienza e Solidarietà Apulia). L'8 dicembre 1984 furono accolti i primi quattro ragazzi; i giorni successivi altri due e poi tanti altri. Ci fu anche una ragazza madre con il suo bambino di pochi mesi. Il 30 settembre 1985 fu istituita l'Associazione Apulia con lo statuto che durò per otto anni. Ben presto anche la sede sulla provinciale Ruvo-Terlizzi divenne insufficiente: le richieste di ingresso aumentavano ogni giorno e mancava lo spazio vitale, soprattutto per le attività lavorative dei ragazzi. 
Don Tonino, aiutato da altri volontari di grande competenza tecnica e giuridica, riuscì a concludere un'operazione straordinaria, acquistando dai proprietari residenti a Roma la villa Iatta (Parco del Conte), una bella costruzione, disabitata da molti anni, circondata da quindici ettari di bosco: era il dicembre 1985. Il vescovo non esitò ad indebitarsi, e la Provvidenza ancora una volta lo aiutò: arrivarono aiuti e incoraggiamenti da ogni parte e il debito fu presto saldato. Oggi quella è una proprietà di altissimo valore della Diocesi. I ragazzi e gli operatori, guidati da volontari esperti e tecnici, ripristinarono la struttura, ripararono tetti e intonaci, rifecero impianti e arredi; altri prepararono il terreno circostante per le colture e il lavoro (frutteto, serre, stalle, ecc.) e approntarono laboratori (serigrafia, hobbistica, restauro, ecc.). Il 5 luglio 1987 fu solennemente inaugurata la nuova sede. E poi ancora, nel 1990, allo stesso modo, i ragazzi e gli operatori rimisero in sesto una serie di locali messi a disposizione dalla diocesi di Ruvo, presso il complesso di S. Maria di Calendano, a tre Km da Iatta. E qui nacque l'11 novembre 1990, non senza tribolazioni, la sede di Calendano, predisposta per la prima accoglienza di una decina di tossicodipendenti. Trovarono rifugio e conforto presso la Comunità anche altre persone bisognose (anziani abbandonati, alcolizzati e minori a rischio). E divennero operanti anche i centri di ascolto, i cosiddetti "filtri", i collegamenti con le famiglie dei tossici e le attività di prevenzione presso le scuole, per affrontare il problema a monte, inserendo anticorpi nel tessuto stesso della società e degli adolescenti. Nel frattempo, in data 23 giugno 1993 fu mutato lo Statuto e l'Associazione, pur conservando lo stesso acronimo, cambiò l'intitolazione in Casa Accoglienza Solidarietà Amicizia. Dopo quasi trent'anni, tra mille vicissitudini, problemi anche economici, entusiasmi, "l'Associazione C.A.S.A. Don Tonino Bello" è una grande realtà, riconosciuta anche a livello nazionale, anzi si caratterizza sul piano operativo-terapeutico come trincea, laboratorio, palestra di allenamento. Vi sono passati centinaia di ragazzi, e molti hanno ritrovato la vita; e molti ne passeranno ancora. Vorremmo che questa realtà - divenuta scelta di vita per molti - fosse anche un forte richiamo all'impegno concreto per tutti coloro che vogliono vivere l'esperienza coraggiosa ed entusiasmante di camminare insieme, sul "passo degli ultimi", di chi fa fatica a vivere, nello spirito del volontariato più autentico.
Mauro Binetti

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