Cerca nel blog

LA CASA DEI MIRACOLI

... da un racconto di Don NINO PRUDENTE


Ogni giorno un prete, si arrovellava l'anima e dl fegato, perché aveva a che fare con persone «pericolose»: ladruncoli, ex carcerati, donne di tutti, ragazzi violenti - ma solo fisicamente - a causa della «roba», ragazzi affamati, scappati di casa, scippatori di soldi, ma non di stima ... 
Si sbatteva di qua, di là: ma spesso si accorgeva che batteva l'aria, che al massimo poteva. non lasciarli soli a soffrire come cani.
Si accorgeva che da solo riusciva a far molto poco: aveva tentato con un gruppo di giovani amici dal nome curioso: G.A.S. Gruppo di Azione Sociale); ma poi questi amici erano cresciuti, si erano «sistemati» e tutto era finito e lui era rimasto di nuovo solo. 
Continuò, ma spesso prendeva grosse capoccia te: allora cominciò a pensare che forse era tutto sbagliato, che forse bisognava cominciare tutto daccapo o che forse bisognava piantare tutto e fare altro tanto la povera gente sarebbe sopravvissuta con o senza di lui. 
Un giorno il suo nuovo Vescovo lo chiamò e gli disse: «Ho saputo di te. Perché non ti occupi dei tossicodipendenti? 
Ogni giorno qui in Episcopio vengono questi ragazzi i 'loro parenti a supplicarmi di fare qualcosa. Tu sai che sono tanti perché dietro ognuno di loro ci sono intere famiglie, madri, padri, sorelle, fratelli in lacrime. Io sono con te. Insieme mobiliteremo la gente, l’opinione pubblica, gli uomini dal cuore grande che stanno forse aspettando di essere "chiamati alle armi" per questa battaglia contro la droga e contro la cultura della droga». 
Al prete si allargò il cuore: fece l'inventario di tutti i suoi amici - molti di essi, pur non andando in chiesa, volevano bene a Cristo e alla gente senza dirlo - delle persone che lo condividevano, fece l'appello, li riunì, parlò, ascoltò, propose il progetto: organizzarsi, dividersi il lavoro, ««attrezzarsi», sensibilizzare 120.000 persone, trovare quattro mura, compaginare i mattoni, le braccia, far confluire pensieri e sentimenti in un unico alveo. Tanta gente di ogni condizione sociale, di diversa cultura, età, sesso rispose all'appello: tutti erano accomunati dal desiderio di fare, più che di parlare, da una grande fede nella perla nascosta in ogni uomo. 
Dopo un anno di preparativi, nella festa più grande della Mamma Celeste, il sogno incominciò a materializzarsi, l'utopia a diventare realtà: 6 ragazzi cominciarono in una CASA donataci da un signore dal cuore grande, con quel prete e con tanta gente, ad affrontare il deserto verso la terra promessa della libertà: libertà dalla «roba» dall'uomo vecchio, dalle brutte incrostazioni che rinserravano e nascondevano la .perla. 
Tutti camminavano insieme: i ragazzi e quanti volevano loro bene; chi più avanti, chi più indietro, ma sempre insieme. Certe volte la CASA sembrava una comunità di « birilli»: il prete non faceva in tempo a mettere in piedi uno che cadeva un altro. Eppure era bello, perché - nonostante tempeste, ritardi, fughe, rese, era sempre una famiglia: si respirava aria di casa.
Anche il prete a volte si stancava: allora lo sostenevano i ragazzi e i suoi amici. Anzi, un giorno, due ragazzi gli dissero che stavano pensando di rimanere con lui dopo aver raggiunto la terra promessa per ritornare indietro - ormai liberi e nuovi - ad afferrare per mano quanti si accingevano ad affrontare il deserto. 
Fu questo, forse, il giorno più bello ... 
Un giorno - è questa storia di tutte le cose umane - tutto finirà. Ma, rimarranno tanti, tantissimi, innumerevoli alberi forti e frondosi da quei semi interrati, innaffiati, accuditi con passione e trepidazione ogni giorno, tanti anni fa. 
E all'ombra di questi alberi cresceranno virgulti rigogliosi: ormai non ci sarà più bisogno di serre dove farli crescere, perché ogni albero si prenderà cura, dei propri rampolli.
Da Luce e Vita, 22/29 dicembre 1985, Anno 61°

LA CASA

LA CASA
Panoramica